Riaprire questa schermata vuota, dopo tanti mesi, mi fa un certo effetto. Perché prima ero di casa, qui. Mentre ora mi sento un po' come quando tornando in un posto da cui ci si era allontanati molto, si stenta a riconoscerne i dettagli.
Sono di passaggio. So che non tornerò qui costantemente, come prima. Ma so anche che questo posto esiste, e per me è confortante sapere che qualcuno, una o due persone, verranno a sbirciare attraverso la porta socchiusa.
Non so perché sia stato stasera. Una qualsiasi domenica di Novembre che mi è venuta voglia di tornare. Forse perché i miei vicini oggi hanno messo le luci di Natale, o per quella atmosfera che ha sempre Novembre, che ti fa venire voglia di coperte e di casa, ma anche di magia, di belle energie da liberare nell'aria, di ricevere notizie inaspettate da qualcuno a cui ogni tanto si pensa, e quando avviene il cuore è un po' più caldo, un po' più leggero.
Sono in viaggio. Non fisicamente. Non quel tipo di viaggio. Ma i cambiamenti che sto affrontando sono di certo un'avventura che pretende strada, cuore, fatica. E se prima questa possibilità mi spezzava il respiro, mi toglieva il fiato, ora che è metabolizzata, ora che finalmente me la sto concedendo davvero, so che non posso tornare indietro. Perché sento che dare ascolto alla mia forza interiore significa evitare un senso di morte spirituale, una perdita di energia che mi lasciava smarrita e tramortita.
Quello che sto imparando, è un recupero di me, della mia parte più creativa e vera, che avevo abbandonato per senso del dovere, per adeguarmi ad un sistema di vita in cui non mi sono mai riconosciuta.
Quello che sto imparando, è la capacità di entrare in contatto col silenzio che mi abita, da cui arrivano le intuizioni, i bisogni e i desideri, quelli veri. Ognuno di noi ce l'ha questo silenzio. E molto spesso spaventa, perché più assordante di qualsiasi altro rumore.
Ma ho anche imparato che quando si comincia ad aiutare sé stessi davvero, molti altri aiuti, inattesi ed insperati, si trovano lungo la strada.
Ho imparato che il recupero di sè stessi è fondamentale, una priorità assoluta, per rispetto anche degli altri, di quelli che ci stanno intorno. Negarselo significa mentire non solo a noi, ma anche a loro. Questo mondo è vasto e molto, molto spietato. Ci si può permettere di perdersi in lui solo se siamo in grado di non perdere noi stessi. Recuperarci non significa cambiare tutto ciò in cui abbiamo creduto o che abbiamo costruito, ma cominciare ad osservarlo con onestà. E partire da lì. Io sto recuperando un po' di questa integrità, liberandomi dalla trappola delle false virtù.
Cerco ogni giorno l'energia, il contatto, la forza, la speranza. Ci sono giorni di abbondanza e altri di siccità. Ma è la natura, è la vita. Ed io ora riesco ad apprezzarla come merita.
Così, lascio ancora la porta socchiusa, perché è Novembre, coi suoi colori spezzati e quell'odore di legna bruciata e mi piace che entrino qui.
Lascio la porta socchiusa, perché potrei tornare anche domani, o tra un mese, ed aver bisogno di una vostra stretta di mano.
Lascio la porta socchiusa, perché forse anche voi potreste aver voglia di passare a trovarmi.